Il vicolo prende il nome da un antico lavatoio (ancora esistente) dove molte donne hanno fatto il bucato per i milanesi fino agli anni cinquanta. Gli strumenti di lavoro erano: un secchio, acqua calda, il 'paltun', una specie di sapone, spazzola e candeggina acquistati nella drogheria all'angolo. La postazione di lavoro era composta dal 'brelin' di legno dove si stava inginocchiate a strofinare i panni negli stalli di pietra (ancora esistenti). Si chiama vicolo dei Lavandai, al maschile, perché nell'Ottocento era una associazione di uomini che si occupava del lavaggio.
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