Bangladesh

Bangladesh

Il nostro giro inizia dalla capitale Dhaka, situata sul delta del Gange-Brahmaputra. La zona vecchia della città è un labirinto di stradine, alcune molto strette sono percorribili solo coi risciò che sono presenti dappertutto, si calcola che ce ne siano addirittura 400 mila. Molto trafficato è anche il Sadarghat, il porto fluviale della città attraversato da 30 mila persone a da più di 200 imbarcazioni ogni giorno.

Via dal caos di Dhaka visitiamo un villaggio finanziato con i famosi microcrediti della Grameen bank poi puntiamo a nord ovest per poi raggiungere, attraverso strade molto trafficate e ricche di scene di vita quotidiana, la tranquilla Tangail, un'oasi di pace nel verde dei campi e degli alberi. Sosta per la visita alla moschea Atia (quella stampata sulle banconote da 10 taka) capolavoro dell'arte bengalese.

Ancora verso nord-ovest fino ad incrociare il fiume Jamuna (nome locale del Brahmaputra) che attraversiamo su uno dei ponti più lunghi del mondo, il Bangabandhu Bridge. Oltre il ponte ci fermiamo a vedere i tessuti e i telai di Naika, un bagno nei colori e poi proseguiamo per Bogra, l'antica città fondata dall'imperatore buddista Ashoka quando conquistò il Bengala.

Poco più a nord incontriamo Mahasthan con le rovine della più antica città fortificata del Bangladesh: il sito archeologico si trova in mezzo ai campi coltivati e le rovine sono diventate anche un grande area dove giocano i bambini locali. Lasciata Mahasthan prendiamo una strada secondaria verso ovest per raggiungere, nel piccolo villaggio di Paharpur, il Somapura Mahavihara, ovvero i resti del più importante monastero buddista a sud dell'Himalaya.

Il nostro viaggio ha raggiunto il massimo punto a nord. Ripercorriamo a ritroso la strada affiancata da grandi campi coltivati fino a Bogra, fermandoci però al mercato di Jaipurhat, un mercato particolare perchè si estende lungo i binari della ferrovia dove si mettono in mostra i prodotti locali, principalmente frutta e verdua e tanta canna da zucchero perché questa è la zona che rifornisce di zucchero buona parte del Bangladesh.

Tornati a Bogra prendiamo la strada a sud-ovest per Puthia attraverando campagne coltivate, risaie e palmeti. Il pacifico villaggio di Puthia è un concentrato di importanti edifici hindu e di antiche case dei ricchi proprietari terrieri del West Bengala, case ora in cattive condizioni e abitate da poveri contadini. Molto interessante è il tempio di Govinda con gli elaborati ornamenti di terracotta che riproducono scene di vita e le gesta amorose di Krishna e Radha, e poi il tempio di Shiva in parte rovinato dalla guerra del 1971.

Ci spingiamo nella zona più a ovest del nostro viaggio fino a raggiungere Rajshahi sulle rive del Padma, ovvero il Gange per gli indiani che vivono sull'altra riva dello stesso fiume. Rajshahi è una frenetica e allegra città universitaria: gente che passeggia in riva al fiume, bambini che giocano e venditori ambulanti. Da qui torniami indietro per una quarantina di chilometri e poi svoltiamo a destra, verso sud, per raggiungere Kushtia, famosa per essere stata la residenza del poeta Tagore e del mistico e poeta Lalon Shah venerato come santo.

Adesso via dritti verso sud, oltre Jessore per arrivare a Bagerhat, l'antica Khalifatabad con la sua concentrazione di monumenti e moschee islamiche che troviamo sparse nei dintorni nella folta vegetazione. Interessanti la Kodla Math con i suoi onamenti in terracotta e la Moschea Shatgumbad che con le sue 77 cupole è la moschea storica più ampia del Bangladesh. Da vedere anche la tomba di Khan Jahan Ali con i multicolori pellegrini che la visitano e che si bagnano nelle acque del lago sacro.

Un po' più a sud, a Mongla, prendiamo un battello per immergerci in un ambiente completamente diverso, le Sundarbans, la più grande palude di mangrovie del mondo, dichiarata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 2001. Un tuffo nel mondo primordiale, un grande labirinto di corsi d'acqua, uno degli ambienti naturali più selvaggi e meno conosciti dell'Asia. Siamo sul delta del Gange in una zona umida dove vivono moltissimi animali, fra questi la tigre reale del Bengala, la famosa mangiatrice di uomini che abbiamo però inutilmente cercato. Per un paio di giorni giriamo all'interno delle Sundarbans col nostro grosso battello da 30 metri e ci inoltriamo nei rivoli più stretti con delle piccole barche.

Lasciamo le Sundarbans per rietrare col battello a Mongla, di qui risaliamo verso nord fino a Jessore. Poi in volo a est, dall'altra parte del Brahmaputra a Chittagong per la seconda parte del nostro viaggio.

Chittagong ha 4 milioni di abitanti ed è la seconda città del Bangladesh. Grande porto e grande traffico marittimo, scambi commerciali e anche di idee che fanno di Chittagong una città cosmopolita. Da qui partiamo verso est, verso il confine con la Birmania nella regione tribale più importante del paese. L'area è abitata dalle minoranze adivasi, sono i discendenti di comunità tribali insediatesi prima dell'invasione ariana, in particolare l'etnia dei Marna e dei Bawm. La cittadina di Bandarban è interessante per il tempio buddista, il Buddha Dhatu Jadi, il più grande del Bangladesh.

Un po' più a nord di Bandarban visitiamo Rangamati e, in barca motore, facciamo il giro delle isole del lago Kaptai che con le sue verdi colline è diventato il luogo di vacanza per gli abitanti più ricchi del Bangladesh ma è anche il luogo dove è stata relegata l'etnia dei Chakma di origine tibeto-birmana dopo la costruzione della diga che forma il lago. Molte cose interessanti nei dintorni: piccoli paesi di diverse etnie, il paesaggio sul lago, scene di vita, mercati, artigiani e pescatori.

Ritorno nella caotica Chittagong e inizio del cammino di ritorno. Verso nord intravvediamo in lontananza le navi ferme al porto di Sitalpur, questa località è famosa per essere uno dei posti più inquinati del mondo, è il luogo dove gli operai locali demoliscono le grandi navi senza nessuna protezione, e le condizioni di lavoro sono fra le più difficili. Dopo alcune denuncie sulle condizioni dei lavoratori non è più permesso avvicinarsi. Da satellite è ben visibile il lungo allineamento di navi in attesa di essere demolite [provate a scendere molto con lo zoom in visione Satellite].

Lasciato l'inferno di Sitalpur risaliamo fino a Comilla, al confinie con lo stato indiano di Tripura. Qui troviamo i resti in mattone di cotto dell' antico regno buddista Vanga-Samatata risalente al VII-XII secolo.

Da Comilla verso nord-ovest a Sonargaon, la prima capitale del Bengala. Nei dintorni troviamo diversi importanti edifici costruiti nel XIX secolo dai ricchi mercanti indù e poi abbandonati a causa della separazione dell'India nel 1947. La città è stata visitata nel XIV secolo anche da Ibn Batuta, il famoso viaggiatore musulmano che ci ha lasciato gli appunti dei suoi viaggi.

Col ritorno a Dhaka si conclude il viaggio in un paese conosciuto solo per le inondazioni o i cicloni e che invece riserva molte sorprese interessanti.

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