- Home
- terremillenarie
- Dancalia e Tigrai
Proseguendo verso nord-est si entra finalmente in Dancalia, l'ampia depressione che segna l'inizio della Great Rift Valley, la grande frattura della crosta terrestre che scende un centinaio di metri sotto il livello del mare. Qui troviamo deserti lavici, vulcani attivi e pianure di sale, immersi in un paesaggio che in alcune zone sembra lunare e in altre marziano. Questa è la zona degli Afar, o Danakil: nomadi fieri e indipendenti che vivono allevando dromedari e capre oppure commerciando il sale che estraggono dalle piane formatesi quando qui c'era il mare.
In terra Afar, a Bati, al mercato del lunedì si incontrano anche le etnie Wollo e Oromo. Proseguendo a nord-est si arriva ad Asayta, antica capitale del sultanato Afar di Aussa, e dove oggi ci si organizza per le esplorazioni in Dancalia.
L'esplorazione della Dancalia inizia col lago salato di Afrera e le saline che sfruttano l'evaporazione delle sue acque raccolte in ampie e basse vasche sotto i cocenti raggi del sole. Non lontano del lago si raccoglie altro sale in una piana ampia centinaia di chilometri dove si formano ogni anno, dopo le piogge, delle spesse croste di sale che vengono sollevate e tagliate in mattonelle da caricare nelle carovane che le portano ai mercati.
Nella piana del sale si lavora in un ambiente infernale, temperature intorno ai 50 gradi, nessun riparo dal sole che si riflette nella superficie salata della piana, un'organizzazione del lavoro ben strutturata dove ognuno sa cosa fare: gruppi di 3-4 tigrini cristiani, provenienti dall'altopiano, hanno il compito di sollevare con delle lunghe leve di legno le lastre di sale dalla crosta del deserto; gli intagliatori, Afar musulmani, ne ricavano con delle corte piccozze delle mattonelle di diverse dimensioni ben definite; i cammellieri, che hanno ordinato il sale, portano cibo e acqua ai lavoratori del sale, poi caricano i loro dromedari, muli e asini, e con delle lunghissime carovane iniziano il lungo e faticoso trasporto verso i mercati dell'altopiano. Un ambiente infernale dove cristiani e musulmani cooperano pacificamente all'interno della preziosa economia del sale, sulla quale vivono, da tempi immemorabili, migliaia di famiglie.
Insieme al bianco del sale la natura qui offre incredibili spettacoli pirotecnici e di colori. Dal bordo della caldera dell'Erta Ale lo spettacolo della lava incandescente con i suoi vapori e le sue esplosioni è indimenticabile, soprattutto al buio della sera e della notte. I colori sono invece offerti dalla natura a Dallol, antico vulcano collassato, con centinaia di geyser attivi che rilasciano in continuazione vapori di zolfo e materiali che depositandosi creano ad un paesaggio surreale dalle strane forme e dai vivacissimi colori.
Dopo questi incredibili spettacoli di natura e cooperazione umana, ci si può dirigere a ovest verso il Tigrai, seguendo in parte le piste carovaniere verso l'altopiano, per andare a visitare le antiche e innumerevoli chiese e monasteri. Nel massiccio del Gheralta, per le forme e i colori delle guglie e delle torri, si ha quasi l'impressione di trovarsi nelle nostre Dolomiti. Il paesaggio però è completamente diverso: un ampio altopiano con enormi spazi completamente tappezzati di piccolissimi villaggi con i loro campi e i loro pascoli, e intorno, sulle pareti delle montagne, chiese scavate nella roccia intorno al XVI secolo e ricchissime di dipinti sacri.
Questo ed altro ancora offrono queste regioni dell'Etiopia che meritano più di un viaggio. Viaggi da fare però con una certa cautela perché la vicinanza della Dancalia all'Eritrea la rende una regione a volte molto pericolosa. Un altro pericolo, di altra natura, è la scomparsa delle carovane del sale, perché basta la costruzione di una strada camionabile per renderle economicamente non più redditizie, distruggendo un equilibrio economico costruito in moltissimi anni di dispute e accordi, che interessa migliaia di famiglie, ed egoisticamente parlano, anche noi turisti che perderemmo un mito.